‘Blackbird fly’, è questo il titolo del nuovo Venerdì culturale organizzato dalla Fondazione MITE in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia (IdO) per indagare come ‘la natura canta l’anima e l’anima canta la natura’. L’incontro è in programma venerdì 27 novembre alle 21 sulla piattaforma Google Meet. Annamaria Cester, pediatra e psicanalista junghiana esperta nel Gioco della sabbia, dialogherà con Magda Di Renzo, analista junghiana ARPA-IAAP, responsabile del servizio di Terapia IdO, direttrice della Scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE e Bruno Tagliacozzi, analista junghiano ARPA-IAAP, coordinatore della Scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE.
“La crisi climatica e il danneggiamento dell’habitat umano e non umano perpetrato sull’ambiente, di cui la pandemia da Covid 19 è una delle conseguenze, è una questione di fronte alla quale la contemporaneità si ritrova attonita e angosciosamente impotente. Anche la psicanalisi, nel suo insieme, è molto in ritardo rispetto ad una presa di posizione netta e costruttiva”, parte da questa considerazione Anna Cester nell’indagare l’ambiente dentro la psicanalisi.
“Il concetto di individuo da cui prende le mosse e a cui tende lo stesso processo di individuazione è troppo riduzionista rispetto a quello più ampio di umano, che è un individuo, un momento della specie umana, e un momento di una società- continua Cester nella presentazione del Venerdì culturale- Una scienza dell’umano, di cui la psicanalisi si sente parte, non può ignorare che la natura è in noi così come noi siamo nella natura, ovvero che siamo un corpo, e che da questo corpo parte la nostra conoscenza”
Cos’è per gli junghiani l’ambiente? Quello delle cure winnicottiane, quello ecologico per cui si è speso Hillman, o l’ambiente delle relazioni umane della Knox che interagisce con l’ambiente fisico-biologico del cervello? E quanto siamo connessi con le nostre teorie con quello fisico e biologico del vivente?
“Il tema dell’ambiente, come luogo non solo psichico, implica una profonda revisione della nostra posizione di soggetti che si mettono in dialogo con il mondo in quanto oggetto fisico e non solo rappresentazionale. Ancora una volta la psicologia e la clinica evolutiva ci possono insegnare qualcosa rispetto a quello che era il nostro punto di vista su umani e ambiente prima che le capacità simboliche ci fornissero una categorizzazione e una rappresentabilità della realtà. Per trovare il giusto canto per dire questo livello della realtà”, conclude la psicanalista.